Speciale Ugo Bassi

04.08.2025

I prossimi 8 e 12 agosto ricorrono i 176 anni dalla morte (8 agosto 1849) e i 224 anni (12 agosto 1801) dalla nascita di Ugo Bassi, eroe centese del Risorgimento. La nostra Galleria omaggia questo importante concittadino con questo special

8 Agosto 1849: Perché gli austriaci ebbero tanta fretta di fucilare Ugo Bassi a Bologna?

Aveva 48 anni Ugo Bassi quando finì davanti ad un plotone di esecuzione austriaco, l'8 Agosto 1849, nella stessa Bologna che appena un anno prima, proprio nello stesso giorno, si era ribellata agli stessi austriaci e li aveva costretti a ritirarsi – provvisoriamente – a Nord del fiume Po.

Forse proprio per questo gli austriaci cercavano una vendetta esemplare, e non ebbero alcuna esitazione né la minima pietà nel giustiziare il sacerdote e patriota, compagno di Garibaldi in fuga con lui dalla capitolazione della Repubblica Romana, catturato pochi giorni prima (2 Agosto) in una taverna di Comacchio, trasferito in gran fretta a Bologna, e qui giustiziato la sera stessa del suo arrivo in città, senza alcun processo.

Evidentemente gli austriaci volevano dare un duro monito alla città di Bologna proprio nella fatidica ricorrenza della sua ribellione dell'anno prima. Il sangue di Ugo Bassi doveva "lavare" quell'onta.

Per questo lo fucilarono quella stessa sera, in un'orario inconsueto per le esecuzioni, senza nemmeno aspettare l'alba del giorno successivo.

Lo stesso destino toccò in questo frangente anche al patriota milanese Giovanni Livraghi, arrestato insieme a Bassi a Comacchio, ed insieme a lui giustiziato in quanto, essendo cittadino milanese e come tale allora suddito dell'Austria, venne considerato un disertore.

Livraghi in realtà aveva abbracciato la causa garibaldina fin dal 1843, entrando a far parte della Legione Italiana fondata dallo stesso Garibaldi a Montevideo, seguendolo poi nella disperata e sfortunata difesa della Repubblica Romana.

Non molti percepiscono le passioni e l'interesse storico che ancora oggi circondano la figura di Ugo Bassi, il sacerdote nato proprio a Cento nel 1801 da un doganiere pontificio e da una cameriera di Finale Emilia, divenuto cappellano di Garibaldi, catturato dagli austriaci a Comacchio, fucilato l'8 Agosto del 1849 a Villa Spada di Bologna (nonostante i molti tentativi della curia ferrarese e bolognese di salvargli la vita). La sua vita, e la sua morte, testimoniarono la possibilità di fondere fede e libero pensiero, religione e passione civile.

L'attualità del confronto in atto fra Laici e Cattolici nel nostro paese, rende poi la memoria di questo personaggio ancor più significativa, andando ad esplorare la singolare figura di un sacerdote che seppe contemplare in sè la fede nel Credo Cattolico e nel Libero Pensiero massonico (anche se la sua effettiva iniziazione non è mai stata definitivamente provata – esistono accenni ad una sua iniziazione nella Loggia Concordia di Bologna, ma non c'è nessun altro documento ufficiale che la confermi – Ugo Bassi fu di sicuro vivamente partecipe ed intellettualmente molto vicino alla Libera Muratoria … sotto il suo monumento, nel centro di Bologna, campeggiano tuttora la squadra ed il compasso, inequivocabili simboli massonici).


Del resto proprio la figura di Ugo Bassi si presta particolarmente ad offrire un esempio di estrema coerenza ai propri ideali: infatti, avvisato dell'arrivo dei gendarmi, all'Osteria della Luna di Comacchio, rifiutò di fuggire.

Ironia della sorte: non era stato riconosciuto come Ugo Bassi, ma scambiato, data la sua forte rassomiglianza, per Garibaldi, e come tale denunciato da alcune spie. Si lasciò catturare, forse proprio per ritardare gli inseguitori e coprire la fuga del suo grande amico, che già al primo incontro, il 4 Marzo 1849 durante l'eroica resistenza della Repubblica Romana, aveva così descritto: "… Garibaldi è l'eroe più degno di poema, che io sperassi in vita mia di vedere. Le nostre anime si sono congiunte come se fossero state sorelle in cielo prima di trovarsi nelle vie della terra"

Questo suo estremo e generoso sacrificio per favorire la fuga di Garibaldi ne fece subito, fin dallo momento del suo martirio, un'autentica icona popolare del risorgimento e delle più diffuse istanze di libertà (ed anche di un nuovo rapporto che le stesse masse cercavano con la Chiesa, non più Stato, non più sovrastante potere politico).

Il mito popolare del "sacerdote di Garibaldi" si propagò immediatamente alla notizia della sua fucilazione, tanto che gli austriaci nei giorni successivi per impedire manifestazioni di affetto sulla sua tomba, furono costretti a riesumarne il corpo per trasferirlo in un'altra sepoltura segreta all'interno della Certosa.

In seguito la stessa città di Bologna ha intitolato ad Ugo Bassi una delle sue principali vie del centro. La stessa cosa ha fatto più recentemente anche la città di Padova che gli ha dedicato una via nella zona universitaria.

Patriota e religioso italiano del Risorgimento, si chiamava in realtà Giuseppe, ma adotta il nome di Ugo in onore al poeta Foscolo. Nasce a Cento di Ferrara il 12 agosto 1801 da Luigi Sante impiegato della dogana pontificia e da Felicita Rossetti, di S. Felice sul Panaro, cameriera.
Adolescente durante l'età napoleonica, studia nel collegio Barnabita di Bologna ed in questo momento si avvicina verso gli ambienti culturali liberali. Rimane affascinato dal Proclama che Gioacchino Murat lancia da Rimini nel 1815, parlando per la prima volta di una Italia libera e unita. Fugge dal collegio per arruolarsi, ma per la giovane età viene rifiutato. Dopo gli studi a Bologna, Napoli e Roma, nel 1821 pronuncia i voti nella città capitolina. Uomo di grande cultura diviene famoso e ricercato predicatore, ma spesso si scontra con le gerarchie ecclesiastiche a causa delle sue denunce sui mali della società e alle tematiche patriottiche che sempre inserisce nei suoi discorsi.
Nel 1848 senza esitazione si unisce ai volontari che partono per combattere nella Prima Guerra di Indipendenza contro l'Austria per poter offrire il suo appoggio morale, ed a Treviso viene ferito e poi portato a Venezia, dove sosterrà la Repubblica di San Marco. Nel 1849 è a Roma, dove assiste alla nascita della Repubblica Romana e viene nominato cappellano della Legione di Garibaldi. Così Bassi descrive l'incontro con l'Eroe dei Due Mondi: "Garibaldi è l'eroe più degno di poema, che io sperassi in vita mia di vedere. Le nostre anime si sono congiunte come se fossero state sorelle in cielo prima di trovarsi nelle vie della terra".
A seguito della caduta della Repubblica Romana fugge verso Venezia con Garibaldi, Anita, Francesco Nullo, Ciceruacchio, Giovanni Livraghi e gli altri volontari che seguirono il Generale alla volta di Venezia. Arrivati dopo varie peripezie a S. Marino, il gruppo si divide e Ugo Bassi e Livraghi rimangono con Garibaldi e Anita ormai morente. Nei pressi di Comacchio, Bassi e Livraghi vengono catturati, arrestati dagli austriaci e trasferiti a Bologna. Il 7 agosto, senza aver subito alcun processo, vengono condannati a morte e il giorno successivo vengono portati in via della Certosa, fucilati e buttati in una unica fossa all'altezza degli archi 66/67 del portico in cui oggi sorge la Torre di Maratona dello Stadio. I bolognesi iniziano dal primo giorno a rendere omaggio ai patrioti, di conseguenza gli austriaci decidono di esumare le salme nella notte fra il 18 e il 19 e di seppellirli in luogo segreto all'interno del cimitero: solo nel 1859 i parenti potranno collocare le ossa nella tomba di famiglia collocata nella Sala delle Tombe. Il 16 agosto 1859 Garibaldi renderà omaggio al suo compagno pronunciando un discorso davanti alla sua tomba in Certosa.
Dall'8 agosto 1940, con una cerimonia di propaganda organizzata dal regime, i suoi resti sono traslati dalla semplice sepoltura familiare in un sarcofago poso all'interno del sacrario dei Caduti della Grande Guerra.


La torre di Maratona venne completata il 29 ottobre 1929 presso la porzione intermedia della tribuna orientale dello stadio, sul lato opposto alla tribuna coperta.

Simbolo della competizione e della resistenza degli atleti, fu progettata da Giulio Ulisse Arata ed innalzata nel luogo in cui avvenne l'esecuzione di Ugo Bassi.


Giuseppe (Ugo) Bassi, nasce il 12/08/1801, a Cento di Ferrara. Gracile alla nascita, i genitori lo fecero battezzare subito. Crebbe a Bologna. Il padre era doganiere pontificio e la madre cameriera. La città gli ha dedicato la strada del centro, che dalle 2 torri costeggia il Municipio. D'animo sensibile e temperamento energico è adolescente durante l'occupazione napoleonica. Attento alle idee di libertà e di patria, nel 1815 chiese di essere arruolato nell'esercito di Gioacchino Murat, ma fu scartato per gracilità. Nel 1816 entra nel Collegio Barnabita di S. Lucia. Ricevette un'istruzione classica e maturò una profonda vocazione religiosa. Il babbo cercò di ostacolarlo, ma Ugo volle indossare l'abito Barnabita. Ebbe una memoria prodigiosa ma, senza attività fisica, la sua salute diventò presto cagionevole. Per questo i Barnabiti lo destinarono all'insegnamento. Suonò magistralmente il cembalo, la chitarra e il violino; inoltre scrisse, disegnò e dipinse con passione.

Abile predicatore – P. Bassi conosceva l'arte di parlare in pubblico. Conquistò subito l'attenzione degli altri per la signorilità dei modi, la buona conversazione, le sue idee e la generosità. Le prediche duravano almeno di 2 ore. Citava date e nomi con estrema precisione. Entusiasmava i giovani, ma suscitava perplessità negli anziani per lo sfoggio di cultura profana. Venne acclamato e richiesto in importanti cattedrali del paese: S. Carlo a Roma, S. Felice di Milano, S. Petronio a Bologna, Palermo (dove si prodigò a sostegno dei colpiti dal colera), Venezia, Trapani, Messina, Livorno, Ancona, ma anche a Cesena, Faenza, Lugo. Tuttavia le sue denuncie aperte dei mali della società lo portarono a scontrarsi con le gerarchie. Sue prese di posizioni vennero ritenute offensive per il governo papale. Nel 1848 si arruolò ad Ancona al seguito del generale Andrea Ferrari. Iniziò una attività di propaganda per arruolare volontari e raccogliere fondi. A Treviso rimase ferito in battaglia. Ugo Bassi provò delusione e sconforto quando PIO IX rinunciò ad impegnare il Vaticano lla causa dell'indipendenza dell'Italia.

Incontro con Giuseppe Garibaldi - Il 4 marzo 1849, Bassi è a Roma. Viene nominato cappellano della legione di Garibaldi. Scriverà di questo incontro: "...Garibaldi è l'eroe più degno di poema, che io sperassi in vita mia di vedere. Le nostre anime si sono congiunte come se fossero state sorelle in cielo prima di trovarsi nelle vie della terra". Bassi conquistò l'animo dei soldati dividendo con loro la giornata. Incurante di sè, era sempre pronto a rincuorare gli altri. A Roma, Bassi, partecipò al vittorioso combattimento contro i francesi a porta S. Pancrazio. Operò con fervore e dedizione negli ospedali e in prima linea. Il giorno 30 marzo i francesi assalirono le mura di Roma con tutta la potenza della loro artiglieria. La sera partì da Roma con la legione dei volontari garibaldini. Con abilità e fortuna Garibaldi riuscì ad eludere gli inseguitori. L'odissea della legione garibaldina durò un mese fino ai piedi di S. Marino. Da ogni parte erano inseguiti da truppe nemiche. Erano laceri, affamati, demoralizzati. Ugo Bassi venne prima mandato a parlamentare col reggente sammarinese per ottenere viveri e il permesso di passare per il territorio della Repubblica. Garibaldi, poi, vistosi senza alternative diede ordine di entrare. Ugo Bassi assistette i feriti nel convento dei Cappuccini. Con 250 uomini, tra cui Ciceruacchio e i suoi figli, Garibaldi sgusciò via fra le maglie dell'accerchiamento. Si diressero verso il mare. All'alba il generale austriaco Hahne si accorse di essere stato giocato e inseguì i fuggiaschi. A Gatteo, Ugo Bassi, ebbe l'opportunità di mettersi in salvo da un amico, ma preferì restare al fianco del generale.

Partenza da Cesenatico e la cattura - Nella notte fra l'l e il 2 agosto, i garibaldini giunsero a Cesenatico. Qui sette soldati croati di guardia al porto vennero arrestati da Ugo Bassi e da Anita Garibaldi. Venne impedito alle autorità di mettersi in moto e requisiti 13 bragozzi con equipaggio compreso. Alle tre di notte i legionari cominciarono a imbarcarsi. Alle sei salparono per Venezia insorta. Garibaldi volle che Ugo Bassi salisse nella sua stessa barca, dove erano anche Anita e Cíceruacchio con i figli. Nelle vicinanze di Goro vennero intercettati da una goletta e un brick austriaci. Cinque bragozzi approdarono fra Magnavacca e Volano. Accanto a Garibaldi e ad Anita morente rimasero Ugo Bassi, Giovanni Livraghi e G.B. Culiolo, detto Leggero. Ma il gruppo era troppo numeroso. Dava nell'occhio. Ugo Bassi e il Livraghi si diressero verso Comacchio. Alle 11 giunsero all'osteria della Lenza. Ugo Bassi venne scambiato per Garibaldi, e si sparge la voce. Qualcuno gli consigliò di abbandonare l'osteria. In città c'erano troppi soldati. Lo stesso chiese Livraghi, ma il Bassi non ascoltò. Accettò solo di trasferirsi all'osteria della Luna per consumare un frugale pasto. Questi ritardi favorirono la gendarmeria che li arrestò alle 11,45. La curia di Comacchio, informata dell'accaduto, si presentò subito al comando austriaco e chiese il rilascio del Barnabita, protetto dal diritto canonico. Ma i poteri erano tutti in mano al generale Gorzkowski governatore di Bologna.

Trasferimento a Bologna - Nel pomeriggio del giorno 5 agosto i due prigionieri vennero trasferiti a Bologna. Le due vetture procedettero sotto la scorta di 50 soldati austriaci, giunti da Ravenna. La sera del 7 agosto, a Bologna, i due vennero rinchiusi a Villa Spada, sede del generale Gorzkowski. La notizia dell'arrivo di Bassi e Livraghi si sparge per la città in un baleno. Gli venne concesso un incontro con la sorella Carlotta. Subito dopo con Livraghi venne condotto alle carceri della Carità, per attendere la sentenza. Non vi fu alcun "processo", neppure sommario. Il generale Gorzkowski volle ammonire con un "esempio" la popolazione a non far nulla in favore del "bandito" Garibaldi, di cui si erano perse le tracce. Accusò Ugo Bassi di detenzione d'armi e il Livraghi, suddito austriaco, di diserzione e ordinò l'immediata fucilazione dei prigionieri. La Curia o i Barnabiti non dovevano avere il tempo per fare pressioni e salvare la vita ai due.

La fucilazione - La mattina del giorno 8 agosto a Villa Spada, due sacerdoti ebbero il compito assistere i condannati prima della fucilazione. Un ufficiale lesse loro il decreto di condanna a morte. Ugo Bassi era preparato. Conosceva la legge marziale e non si aspettava clemenza da Gorzkowski. Tuttavia protestò fieramente la propria innocenza: "Aveva assistito i morenti sul campo, non aveva mai negato il soccorso neppure ai nemici, non era armato, come non lo era il suo compagno, non era reo ..." Incatenati ai polsi, furono fatti salire coi due sacerdoti su un carro militare e condotti un via della Certosa. Vicino agli archi 66-67 dovettero scendere. Ugo Bassi salutò il compagno che doveva essere fucilato per primo: "Fra poco saremo congiunti", disse. Volle che fosse un sacerdote a bendarlo. Prese a recitare: "Ave Maria"... ma una fucilata troncò l'ultima parola. Fu sepolto senza bara, in una fossa insieme al Livraghi. Nei giorni successivi gruppi di bolognesi si recarono sulla tomba, la coprirono di fiori e ne tolsero zolle di terra per ricordo. Per impedire ai bolognesi di manifestare i loro sentimenti di amore e di devozione al martire, nella notte fra il 18 e il 19 agosto i due corpi vennero esumati e occultati nell'interno del cimitero della Certosa. Soltanto nell'agosto del 1859 i parenti ottennero che le ossa di Ugo Bassi fossero collocate nella tomba di famiglia accanto ai genitori. (Giorgio Ravaioli)


1. Eccomi giunto a nozze

il viver mio è cessato

sol per amar l'Italia

io venni a condannato.


Il mio sangue è innocente

vendetta tremenda

dal cielo discende

dal crudo uccisor.


Maria di San Luca

vergine mia tu sei

l'angel custode

angeli e santi miei.


Il mio sangue è innocente...


Sia maledetta l'Austria

da un fulmine di guerra

da un fulmine di guerra

dal cielo e dalla terra.


Il mio sangue è innocente...


E prima di morire

vo' fare una scrittura

chi la saprà ben leggere

saprà la mia sventura.


Il mio sangue è innocente


Poi si mise in ginocchio

e salutò Maria

che venga a dar conforto

a questa anima mia.


Il mio sangue è innocente...


2. Eccomi giunto a morte

il viver mio è cessato

che per amar l'Italia

io venni condannato,


Lo so devo morire

ecco che giunto è il giorno

o morte vien non temo

il tuo gran soggiorno.


Di un sangue innocente

vendetta tremenda

dal cielo discenda

sul crudo uccisor.


Mentre a te men vengo

lascio le patrie mura

già pronta e preparata

è la mia sepoltura.


Italia mia regina

di me non ti scordare

possa l'esempio mio

il tuo destin cambiare.


Di un sangue innocente...


Il piombo mi farà privo

mi farà cadere a terra

resterò al suolo estinto

dalla nazione sgherra.


Ma prima di morire

io lascio una scrittura

e chiunque vorrà leggere

saprà la mia sventura.


Di un sangue innocente...


La lascio per memoria

ai giovanotti accorti

perché contro l'Austria

sian soldati forti.


Alcun sulla mia tomba

a piangere non venga

piuttosto che di piangere

la patria vendicare.


Siete bravi soldati

all'ora del cimento

benché io sia morto

pur dormirò contento.


Di un sangue innocente...


Addio Italia mia

fratelli parenti amici

restate pure in pace

sarete un dì felici.


Chi fu la mia sventura

e la mia triste sorte?

Furon quattro giudei

cagion della mia morte.


Di un sangue innocente...


Maledetta sia l'Austria

non possa vincer guerra

maledetti gli uccisori

maledetti in cielo e in terra.


Morir muoio contento

perché men volo al cielo

muoio per predicare

di Cristo il suo vangelo.


Di un sangue innocente...


Ecco la morte appresso

del ciel s'apre la via

ma prima di spirare

vo' salutar Maria.


O Vergine santissima

madre mia tu sei

Angelo Custode venite

Angeli e Santi miei.


Di un sangue innocente...


E si gittò in ginocchio

e poi chiamò Maria

venite a dar conforto

a quest'anima mia.


E come il piombo ardente

il suo bel cuore afferra

invocò Gesù e Maria

e cadde morto in terra.


Di un sangue innocente...


Ora siamo alla fine

di questa bella istoria

venitela a pigliare

tenetela per memoria.


Vi prego tutti quanti

tenerla conservata

sperando che l'Italia

sia presto liberata.


Di un sangue innocente...


3. Venite buona gente

venite ad ascoltare

la storia di Ugo Bassi

vi voglio raccontare.


E prima di morire

voglio chiamar Maria

che venga a dar conforto

a questa anima mia.


Ma prima di morire

voglio fare una scrittura

e chi la saprà leggere

saprà la mia sventura.


Saprà la mia sventura

e la mia triste sorte

furono quattro preti

cagion della mia morte.

Fonte: LP Camicia rossa-Antologia della canzone giacobina e garibaldina, 1979 - Dischi del Sole DS 1117/19

Informazioni:

1) Reg. di Rudy Assuntino, 1966, Medicina, Bologna, inf. un gruppo di contadine locali, melodia di "Tutte le feste al tempio" dal Rigoletto di G. Verdi; 2) testo dal foglio volante "La morte del padre Ugo Bassi frate di Garibaldi fucilato dagli austriaci in Bologna il 15 giugno 1849", Firenze, Stamperia Salani, 1873; 3) racc. da Gianni Rodari e pubbl. in "Gli stornelli di Gelsomina e Vandea", L'Unità, 19 luglio 1949.

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