Madonna della Rocca, tra storia e tradizione
La tradizione di festeggiare la Madonna della Rocca nel giorno dell'Assunta pare ebbe inizio nel 1722 quando papa Innocenzo XIII concesse l'indulgenza plenaria ai fedeli che visitassero l'oratorio della rocca dai primi vespri del 14 agosto fino al tramonto della solennità dell'Assunta.
In origine la rocca non aveva nessun oratorio al suo intermo ma solo una semplice stanza che fungeva da locale per il corpo di guardia, in adiacenza all'ingresso attrezzato di ponte levatoio e rivellino, in cui era affrescata l'immagine della SS. Vergine in atto di stringere dolcemente il Santo Bambino seduto sul suo grembo.
Agli inizi del 1700, attorno a questo affresco si forma un gruppo di preghiera che presto si accorse che la Vergine pregata attraverso quell'immagine, conosciuta inizialmente come Madonna della Pioggia ma molto presto divenne la Beata Vergine della Rocca, era larga di grandi grazie, e cominciò così a divulgarsi per Cento e dintorni la voce circa il nuovo polo devozionale e in quella stanza cominciarono a raccogliersi varie persone, cantando di sera le litanie, recitando le orazioni. La devozione crebbe, da una stanza, si passò ad adibire l'ambiente a cappella e, con l'apertura sul cortile, ad oratorio per la celebrazione della Santa Messa su concessione della Camera Apostolica.
Nel 1803 l'intero complesso della Rocca venne destinato a carcere mandamentale, ciò renderà impossibile l'accesso dei fedeli all'oratorio pertanto si trasferì l'immagine "dispensatrice di grazie", che fu segata a massello dal muro, nella vicina chiesa dello Spirito Santo che cambiò poi nome in omaggio alla Madonna e all'effige.
Nel 1857 si stabilirono nel complesso religioso i Frati Minori Cappuccini, che commissionarono diversi lavori di restauro e ampliamento, culminati con la riedificazione del campanile nel 1870 e con la ricostruzione della chiesa nel 1884.

Il 15 agosto del 1939 le immagini della Vergine e del Bambino vennero incoronate dal cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca con due corone ottenute dalla fusione degli oggetti d'oro offerti dai devoti.
Per quanto il soggetto principale sia, per noi centesi, la Madonna della Rocca non si deve scordare che la tradizione cristiana celebra il 15 agosto, l'Assunzione di Maria al cielo; L'Assunzione di Maria al cielo è un dogma di fede della Chiesa cattolica, secondo il quale Maria, madre di Gesù, al termine della sua vita terrena, andò in paradiso in anima e corpo. Questo culto si è sviluppato a partire almeno dal V secolo d.C. diffondendosi e radicandosi nella devozione popolare.
Il 1º novembre 1950, papa Pio XII, avvalendosi dell'infallibilità papale, proclamò il dogma con la costituzione apostolica Munificentissimus Deus con la seguente formula: «La Vergine Maria, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Prima del 1° novembre 1950, questa verità veniva creduta nella Chiesa e celebrata, ma non era considerata dogma di fede; tutto questo non può in noi centesi non far ricordare uno splendido quadro del nostro Guercino
Realizzata da Guercino intorno al 1622 per il soffitto della chiesa vecchia del Rosario, come attesterebbe una iscrizione sull'antico telaio (anche se per alcuni potrebbe risalire a qualche anno più tardi), solo nel 1640 avrebbe trovato sistemazione nel nuovo edificio.
La Madonna, sospinta da un angelo e da tre teste di putti alati, si innalza in un cielo caratterizzato da accordi cromatici affascinanti e bagliori suggestivi, accolta dallo Spirito Santo.
Narra l'erudito Gaetano Atti, nel suo Sunto storico della città di Cento, che il 6 luglio del 1796 giunsero nel borgo due commissari napoleonici, tali Ciney e Berthollet (da identificare, con tutta probabilità, coi pittori Jacques-Pierre Tinet e Jean-Simon Berthélemy), col mandato di far razzia delle opere che adornavano le chiese cittadine. Giunti nel tempio del Santissimo Rosario, i due avrebbero fatto calare la Vergine assunta, tela del Guercino, ma avrebbero poi risolto di lasciarla al suo posto in quanto "giudicatala un guazzabuglio",
Pesò sul loro giudizio l'incapacità di comprendere l'ardito scorcio "dal sotto in su" nonché la scioltezza della fattura e gli aggiustamenti prospettici studiati da Guercino per un dipinto che doveva essere visto da lontano e dal basso.